Zone umide
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Con i termini di "zone umide" vengono indicati, secondo la convenzione di Ramsar: paludi, torbiere, acquitrini o comunque specchi d'acqua naturali o artificiali, permanenti e no, con acqua dolce, salmastra o salata, ferma o corrente, incluse le acque marine la cui profondità non superi i 6 metri con la bassa marea. Questi particolari ecosistemi ospitano una flora specializzata e caratteristica, spesso di notevole interesse ecologico o fitogeografico. La Toscana oggi conserva ancora diverse aree palustri se pur di modeste dimensioni; questo nonostante i massicci interventi di bonifica che si sono succeduti attraverso i secoli.
Nelle Alpi Apuane le aree palustri sono poco frequenti; ciò è dovuto soprattutto alla prevalente natura calcarea del substrato, la cui elevata permeabilità non consente, per lungo tempo e in nessun periodo dell'anno, ristagni significativi di acqua sul terreno; inoltre, un fattore ugualmente sfavorevole è rappresentato dalla morfologia particolarmente acclive di tale complesso montuoso, la cui energia del rilievo contraddistingue versanti con pendenze notevoli, del tutto inadatti a contenere masse idriche di un qualche valore. Neppure i fenomeni morfogenetici glaciali, per altro presenti, sono riusciti - se non in rare condizioni - a determinare avvallamenti, concavità o superfici pianeggianti degne di nota, in cui ricercare torbiere, paludi o piccoli laghi montani. Tuttavia non mancano sulle Apuane esempi di aree umide, oggi divenute delicatissime, che conservano entità vegetali notevoli ed in alcuni casi di grande interesse geobotanico.